Lockdown Economy in Italy with an Investment Analyst Andrea Forni
The interview was transcribed and adapted into an article by Monica Giromini
Lockdown Economy: Interviews by think tank AlterContacts.org with real entrepreneurs sharing insights, challenges and successes during the COVID19 global pandemic to inspire, motivate and encourage other entrepreneurs around the world.
In questa intervista abbiamo incontrato Andrea Forni, Head of Technical Analysis & Trading at Investirobot.com a Milano. Il suo lavoro di analista durante il lockdown non è cambiato rispetto a prima. Per lo studio dei mercati e la redazione di analisi basta un pc con internet. Per semplificare concetti molto complessi e rappresentarli ha utilizzato le “mappe mentali” di Tony Buzan.
Andrea, tu ti definisci uno storyteller. In che senso? Di che cosa ti occupi?
Andrea: Sono un esperto di scenari di investimento collegati ai fattori demografici, tecnologici e ambientali, quindi è molto difficile spiegare che cosa faccio. In realtà, studio scenari economici, li modellizzo e poi li racconto. A un certo punto, mi sono definito uno storyteller, perché ho capito che il mio pubblico, che è composto principalmente da risparmiatori ma anche professionisti della finanza come sono io (private banker, banche, ecc.), hanno bisogno di storie ben raccontate per capire in modo semplice la complessità dei mercati finanziari e dell’economia in cui stiamo vivendo in questi anni. Sono storie che vengono supportate da fatti, dati, analisi e aneddoti. Le domande che fanno di solito i risparmiatori banalmente sono “Perché devo investire nelle fonti idriche?”, “Perché devo investire nel cambiamento di stile di vita della classe media dei paesi emergenti?” oppure “Che cos’è la blockchain, come si usa e come ci posso investire?”: sono tante domande a cui bisogna dare una risposta. Io faccio lo storyteller e, come un cantastorie, racconto il perché delle cose in modo semplice, basandomi su fatti e analisi ben precise.
È da tanto tempo che svolgi questa professione?
Andrea: Sì, da tanto tempo, però è maturata nel corso di trent’anni di esperienza professionale. Ho iniziato con una laurea in economia, presa ormai trent’anni fa. Successivamente, ho fatto il ricercatore di applicazioni di intelligenza artificiale nel settore bancario-assicurativo per qualche tempo, per poi trasferirmi nel settore privato, lavorando nelle aziende. Da lì, sono passato alla consulenza internazionale, occupandomi di consulenza organizzativa e strategica con alcune delle “big five” della consulenza. A un certo punto, mi sono stufato e mi sono detto “Perché non torno a fare quella che è la mia passione?”. Fin da ragazzo, la mia passione era studiare l’economia, i fatti economici e i mercati finanziari. Quindici anni fa, quindi, ho piantato tutto e mi sono reinventato professionalmente. Come? Innanzitutto studiando molto, perché quando si passa da un’attività a un’altra, se si è una persona seria bisogna studiare. Ho superato l’esame di stato come consulente finanziario, ho superato esami internazionali di abilitazione alla professione di analista tecnico finanziario e, quindi, sono quindici anni che lavoro anche come analista di borsa. L’aver maturato una visione a 360 gradi mi permette effettivamente di capire degli scenari molto complessi e di riuscire a spiegarli in modo semplice.
A proposito di scenari, ora come non mai abbiamo di fronte uno scenario che è un’incognita, che non sappiamo bene come interpretare. Cosa ci dici a riguardo e come hai affrontato personalmente il primo lockdown?
Andrea: Sicuramente il problema del lockdown è un problema di incertezza quotidiana. Eravamo abituati fino all’inizio del primo lockdown, quindi fino a fine febbraio inizio marzo, a programmare le nostre attività, la nostra vita, ad avere un calendario, sapere cosa facciamo, pianificare l’attività della settimana, delle vacanze, e così via. Oggi non è più così, perché viviamo in una costante incertezza quotidiana, oltre al fatto che siamo martellati con notizie e immagini di sofferenza e di morte, e questo incide molto anche a livello psicologico. Bisogna riuscire a superare tutto questo, cercando di mantenere la testa sulle spalle e provando ad avere un minimo di distaccamento. Ovviamente se si sta in casa in teoria si è abbastanza sicuri. Per quanto riguarda la mia professione, il mio lavoro di analista non è cambiato rispetto a prima, perché l’analista molto banalmente studia i mercati e oggi è tutto disponibile online su internet. Si è quasi un topo da biblioteca, scusate il termine. I rapporti con i colleghi e i clienti sono sempre stati attraverso i dispositivi digitali, con un grande utilizzo di mail e di telefono. Oggi abbiamo Whatsapp, Skype o Zoom, quindi non ci sono problemi a tenere contatti come facevo prima del lockdown. Basta un computer, una linea ad alta velocità e una telecamera e si può stare in collegamento a distanza in modo perfetto. Quello che invece è cambiato, secondo me, sono altri due aspetti della mia professione. Un aspetto è l’analisi, ma io faccio anche lo scrittore di libri e di saggi di economia e finanza. Sono arrivato al quarto libro, l’ultimo è uscito a settembre, poche settimane fa, edito da Hoepli e intitolato “Investire nei megatrend del futuro”. Insieme al coautore raccontiamo venti scenari basati sui fattori demografici, tecnologici e ambientali. C’è anche uno scenario sul coronavirus e sul lockdown. In questo caso è cambiato qualcosa perché all’uscita del libro di solito l’editore organizza tutta una serie di conferenze, di firmacopie, di eventi pubblici per presentare il libro e per venderlo ai partecipanti. In questo caso ovviamente non si può fare ed è molto difficile riuscire ad arrivare a un pubblico che può essere interessato al libro e al suo acquisto attraverso internet. Quello che stiamo facendo insieme al coautore, quindi, è sviluppare un piano di social media marketing — cosa che io non ho mai fatto prima, ma si ha sempre tempo per imparare cose nuove ed è anche questo il bello — che ci permetta di arrivare il più possibile dentro i computer dei nostri potenziali clienti. Per fortuna, essendo il quarto libro, abbiamo già una buona base di lettori che ci seguono e sono più facili da raggiungere anche in questo modo. Una cosa interessante è anche questa, che proprio in pieno lockdown — perché, come dicevo, bisogna mantenersi freddi, cercare di ragionare, focalizzarsi sul lavoro ed eliminare il più possibile quelle immagini di morte, disperazione e sofferenza che ci sono intorno a noi — abbiamo deciso di fondare un sito di news finanziarie che si chiama www.investireneimegatrend.it, che supporta anche il nostro libro “Investire nei megatrend del futuro”. Questo è un pezzettino di quel piano di marketing che abbiamo studiato per riuscire a coinvolgere il più possibile la platea di potenziali clienti del libro. Se il libro va ai clienti, magari il sito attrae perché è un sito di news finanziarie. Attualmente è il primo sito in Italia che parla di megatrend e investimenti nei megatrend.
In base alla tua esperienza, quali strategie e best practice consiglieresti a chi ci ascolta per continuare ad andare avanti in una situazione come quella che abbiamo vissuto e che stiamo vivendo tuttora?
Andrea: Quando è iniziato il primo lockdown, la prima cosa che ho fatto è stata darmi una routine di tipo quasi militare ogni giorno. Mi alzo al mattino, faccio una mezz’oretta di pilates per tenermi in forma, lavoro, pranzo, lavoro e poi hobby. Nel mio caso, l’hobby che ho fin da bambino è quello di cucinare. Fin da piccolo ho la passione per la cucina e ho fatto corsi di cucina. A parte il lievito, che se sparisce è un problema abbastanza serio per chi fa cucina — perché questo era il problema dell’Italia durante il lockdown: trovare il lievito — cucinare permette effettivamente di staccare la testa e rilassarsi, soprattutto se si fa un lavoro come il mio, che è un lavoro “intellettuale”. Perché la cucina, cosa che ho imparato in tanti anni che la faccio, è tutt’altro che improvvisazione. La cucina è gesto tecnico, manualità, è capacità di seguire delle ricette e di inventarsi delle soluzioni che magari non sono scritte nelle ricette, ed è anche un po’ di arte per presentare bene i piatti. Poi, se vi ricordate, durante il lockdown c’era stata quella moda di postare su Instagram o inviare su Whatsapp a parenti e amici le foto dei piatti che si preparavano in casa. C’era questa gara tra chi faceva i piatti più belli, le torte e così via. Questo sicuramente è un modo per staccare la testa e rimanere in carreggiata. Però, ripeto, secondo me inventarsi una routine quotidiana da seguire giorno per giorno evita l’alienazione di quando si è chiusi in casa, bloccati per così tanto tempo. Se poi sei fortunato e lavori come ho lavorato io (perché i mercati finanziari e l’economia non si fermano e quindi durante il lockdown io ho lavorato tantissimo) è ancora meglio, perché a quel punto è veramente più facile riuscire a mantenersi in carreggiata.
Se avessi una bacchetta magica e potessi chiedere tre aiuti, anche concreti, che cosa chiederesti? Di che cosa avresti bisogno, in questo momento, dal punto di vista professionale?
Andrea: Quello di cui c’è bisogno per la mia professione è avere accesso alle fonti informative che sono su internet, quindi è fondamentale, anche se si è chiusi in casa, poter avere internet, meglio se ad alta velocità, e avere la possibilità di rimanere in contatto con la propria rete di collaboratori professionisti in Italia e all’estero. Qui, per fortuna, ci viene in aiuto la tecnologia, perché oggi abbiamo Zoom, Skype, Whatsapp e Facebook. Pensate se il lockdown fosse capitato anche solo quindici o vent’anni fa, quando avevamo a malapena l’email. Lì sarebbe stata una tragedia per chi fa una professione dove serve avere internet e capacità di scambiarsi dati, video e così via. Questo è fondamentale, per fortuna è capitato adesso e non vent’anni fa. Avere la tecnologia è fondamentale, perché serve a mantenere il sistema in piedi anche se siamo costretti a chiuderci in casa. Certo per chi ha un ristorante o un bar la vedo molto dura, la tecnologia lì non aiuta.
Una curiosità… Ci spieghi in un minuto che cos’è un megatrend?
Andrea: [Ride] Questa è una domanda veramente difficile a cui dare una risposta. I megatrend sono sostanzialmente dei trend di lungo periodo, quindi degli sconvolgimenti a livello economico, sociale e tecnologico che hanno un impatto sul lungo periodo. Pensiamo molto semplicemente a un megatrend quale può essere quello dell’aumento esponenziale della popolazione globale. Questo è un megatrend. È un trend che dura non uno, due o cinque anni, ma decenni, e porterà a una serie di altre considerazioni. Un altro esempio di megatrend è quello ambientale, del riscaldamento globale o del cambiamento climatico. Ecco, questi sono megatrend. All’interno del megatrend, poi, si può scendere più in dettaglio definendo quelli che sono trend di più breve portata e scenari più piccoli. Ad esempio, all’interno del megatrend della crescita della popolazione globale abbiamo il trend dell’inurbamento della popolazione. Sappiamo che nel corso dei prossimi decenni il 70% della popolazione globale vivrà in città, che diventano sempre più grandi, diventano megalopoli.
Questi megatrend si influenzano a vicenda? Mi vien da pensare al megatrend Covid insieme a quello dell’inurbamento di cui parlavi. Con l’avvento del Covid, durante il lockdown, si è notata una controtendenza, un allontanamento dalle città. I megatrend, quindi, dialogano tra di loro?
Andrea: Sicuramente. Nel corso della storia, fin dalla preistoria, il megatrend tecnologico è quello che insieme al megatrend demografico sta plasmando la storia dell’umanità, perché l’avanzamento tecnologico permette all’uomo di spostare sempre più in là i limiti dello sviluppo dell’economia e della società, dati dal fatto che la terra ha delle risorse finite. Questo non si è scoperto oggi, ma più di quarant’anni fa, a fine anni ’60, quando il Club di Roma è uscito con quella teoria sui limiti dello sviluppo del pianeta. Il miglioramento tecnologico, però, sposta sempre più in là questo limite dello sviluppo. Questi sono due megatrend che si influenzano a vicenda. Lo stesso megatrend ambientale è influenzato sia dal megatrend demografico che da quello tecnologico, perché oggi vediamo come attraverso la tecnologia cerchiamo in qualche modo di porre rimedio a quelli che sono i problemi creati dal riscaldamento globale, che peraltro sembra essere causato dall’attività umana. La cosa divertente, e anche paurosa, è che studiando questi megatrend e tutti i fattori che ci stanno sotto è come creare un puzzle di diecimila tessere. Ogni tessera deve essere incastrata nel punto giusto e ha delle relazioni con altre tessere. Quindi, non si può parlare di coronavirus, per esempio, e non ricordarsi l’impatto che ha sullo sviluppo delle megalopoli. Le megalopoli si basavano sul fatto che la megalopoli cresce perché c’è una grande attività, attraverso collegamenti fisici, infrastrutturali e digitali, con tutto il territorio circostante, e fa da trattore di investimenti, tecnologie e risorse umane qualificate. Con l’arrivo di un virus come il coronavirus con conseguente lockdown, si rompe tutto l’equilibrio su cui si basa la crescita delle megalopoli e la gente capisce che è meglio scappare dalle grandi città, anche perché con internet posso lavorare in smart working da un paese a 400 km dalla megalopoli.
Chi è Andrea Forni
Andrea è un esperto di scenari d’investimento nei trend demografici, tecnologici e ambientali. Si definisce uno “storyteller” perché ha capito che risparmiatori e consulenti finanziari hanno bisogno di “storie” ben raccontate per capire in modo semplice i mercati finanziari e gli investimenti tematici. “Storie” supportate da fatti, dati e aneddoti.
Ha fondato nel 2013 la boutique di analisi degli investimenti in tecnologie avanzate Investirobot e co-fondato in pieno lockdown ad aprile 2020 un sito di news finanziarie insieme al giornalista Massimiliano Malandra.